giovedì 25 agosto 2016

I miei racconti: tre colpi di bacchetta



Furono tre colpi di bacchetta a riportarmi in quell'aula dove gli altri ridevano di me.

Tre colpi di bacchetta , due sulla lavagna ed uno sulla mia testa.

Era la fine di maggio e il maestro prima di scrivere sulla lavagna aveva aperto la finestra.

Entrò un canto, veniva dai prati sopra la scuola, stavano falciando il fieno.

Era un canto, forse stonato ma bello, nasceva dalla voglia di evadere da quella vita, era un canto d'amore.

 Cantavano tutti assieme, donne, uomini e ragazze.

Tra poco si sarebbero seduti sotto il ciliegio selvatico, avrebbero steso a terra un panno e sopra avrebbero messo il loro pasto, mangiando tutti assieme ed avrebbero bevuto direttamente dal fiasco impagliato che quasi sicuramente conteneva vino fragolino, un vino con pochi gradi giusto da bersi nelle giornate calde.

Avevo voglia d'imparare da loro, dai loro gesti dai loro racconti, da quel mondo che da li a poco sarebbe cambiato.

Ma quei colpi di bacchetta mi riportarono in quella stanza dalle pareti macchiate di muffa ed a quei numeri sulla lavagna che per me non avevano un senso.

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